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La nascita di una mitress


di Mauro78vr
30.10.2024    |    1.512    |    2 9.6
"“Quindi ho deciso di essere una padrona anche nel sesso, la cosa mi soddisfa molto, e vedere voi maschietti che sbavate dietro di me ridotti a carne da..."
Userò nomi di fantasia solo per proteggere la privacy delle persone .
Userò anche per me uno pseudonimo dove sono molto conosciuto in questo ambito

Buona lettura



E’ passato un mese da quando ho avuto l’ultimo rapporto con Alina, un incontro molto bello a tre con Stefania, splendida insegnante di sesso. Da allora lei non mi ha più cercato, cercando anzi d’evitarmi ad ogni occasione.
Fino a quel sabato pomeriggio quando mi chiama al cellulare.
“Pronto Marco, ti disturbo ?” – perlomeno il suo tono di voce è cortese.
“No figurati, non stavo facendo niente.” – in realtà ho un mezzo appuntamento, ma Alina è più importante.
“Hai dei programmi per stasera, lo so che dovevo chiamarti prima, ma non ne avevo il coraggio.”
“No guarda per stasera non ho programmato niente, quindi dimmi pure.”
“Vorrei che verresti da me dopo cena, diciamo verso le dieci, ti va bene ?”
“Certo alle dieci sono da te.”
“Allora t’aspetto, ciao.”
“Ciao e a presto.”
Appena riagganciato inizio a pensare a che cosa abbia in mente, niente di ordinario, questo è sicuro, vuole ricambiare la sorpresa e di questo ne sono certo, solo che non riesco ad immaginare che cosa abbia in testa.
Comunque inizio a preparami in largo anticipo e faccio una cena leggera e mi reco puntuale da lei.
Mi accoglie con un vestito formale, il classico tailleur scuro, ma con una cordialità finora mai vista.
“Ciao Marco, sono proprio contenta che sei venuto.”
“Potevo forse dire di no al mio principale preferito?”
Lei ride alla mia battuta e mi fa accomodare in salotto.
“Senti, è inutile giraci intorno, dall’ultima volta che siamo stati insieme ho cercato di capire quello che voglio realmente dal sesso e forse ho scoperto la mia vera natura.” – parla in maniera naturale, anche se ormai mi sono abituato alle sue due facce, quella pubblica e quella privata.
“Alina ti prego, non farmi aspettare ancora, dimmi cosa vuoi fare, accetterò qualsiasi proposta tu mi faccia.”
“Lo so, ma ti dico subito che la mia non vuole essere una vendetta anche perché ti devo ringraziare per l’eternità per avermi fatto uscire dal guscio che mi ero costruita.”
“Dimmi cosa vuoi che faccia.” – non resisto più né alla curiosità ne all’eccitazione che mi sta salendo.
“Vai in camera da letto, spogliati del tutto e aspettami con la porta chiusa.”
Non finisce la frase che mi reco nella sua camera e inizio a spogliarmi il più in fretta possibile.
Aspetto impaziente per un tempo che mi pare interminabile, poi finalmente bussa alla porta.
“Ti sei spogliato?”
“SI sono nudo come mi hai chiesto.”
“Bene allora inginocchiati davanti al letto.” – la voce è chiara e decisa e mi metto come mi ha chiesto.
“Fatto, ora cosa devo fare ?”
“Chiudi gli occhi e aspetta.”
Eseguo anche quest’ordine anche se non vedo l’ora di scoprire le sue volontà.
Poco dopo sento aprire la porta e la sento entrare, cammina fino davanti a me per mettersi proprio di fronte.
“Ora puoi aprire gli occhi.”
Quello che vedo mi sconvolge e non poco.
Alina ha indossato reggiseno e slip in lattice rosso che risalta ancora di più contro la sua pelle chiara. Gli slip hanno una zip davanti che li rende ancora più eccitanti. Ai piedi ha dei sandali in vernice nera con tacco altissimo che la slanciano in maniera incredibile.
“Sei pronto a fare tutto quello che ti dico.” – mi chiede con estrema malizia.
“Certo, stasera sei la mia signora.”
Ormai è chiaro che devo solo ubbidirle, non ho mai avuto tendenze sadomaso, ma questa è un’occasione speciale e poi so che non mi farà del male inutile.
“Comincia a leccarmi i piedi e vedi di farlo bene.”
Ha lo stesso atteggiamento autoritario che ha a scuola, solo che adesso è molto più sensuale, quasi erotico.
Abbasso la testa fino a poterle baciare i piedi cosa che faccio con dedizione senza oltrepassare mai le caviglie.
Dopo aver passato le labbra su entrambi i piedi comincio a leccarli tirando fuori tutta la lingua, solo che mi risulta difficile.
“Posso toglierti le scarpe ?”
Lei non mi risponde, ma si siede sul letto e si sfila un sandalo.
Prendo il piede nudo fra le mani e comincio e leccarle le dita passando la lingua in mezzo ad ognuno di loro. Poi mi dedico alle palme dei piedi facendo ben attenzione a non provocarle solletico.
“Sei bravo a leccare, ora passa all’altro piede.”
Sta cominciando ad eccitarsi ed il suo parlare la tradisce nonostante cerchi d’essere fredda.
Passo all’altro piede e riprendo il lavoro con la lingua, solo più lentamente, la cosa inizia a piacermi e non ho fretta.
Alina se ne accorge e mi lascia fare godendosi il trattamento che le sto riservando.
Alla fine le scappa un piccolo gemito e mi ordina di risalire con la lingua lungo la coscia.
Non me lo faccio ripetere e inizio a percorrere i polpacci prima e le cosce poi fino ad arrivare al bordo degli slip.
“Fermati, non sei ancora degno di leccarmi la fica, fai lo stessa cosa con l’altra gamba.”
Già sentivo il profumo del suo sesso e mi tocca ripartire, ma fa lo stesso.
Prendo il piede e lo lecco avidamente, questa volta scendo un po’ dopo essere salito con la lingua che mi si sta seccando per prolungare l’arrivo.
Arrivo di nuovo a sfiorare il lattice quando mi prende la testa e me la spinge contro il centro degli slip.
“Leccami le mutande, arrapati col loro odore.”
L’indumento è molto fine e non trattiene i suoi umori, che sono ormai copiosi.
Mi inebrio con quell’odore mentre lecco il lattice facendole sentire la punta della lingua.
Restiamo a lungo in quella posizione godendone tutti e due.
“Bravo ora sdraiati al centro del letto e fatti ammanettare, che passiamo a qualcosa di più serio.”
Mi metto come mi ha chiesto e allungo le braccia verso la spalliera, dove vengo fermato con un paio di manette d’acciaio.
Ora è sopra il mio torace e comincia a toccarsi il seno.
“Vorresti leccarmela vero brutto maiale ?” – è sensuale come non l’ho mai vista, il dominare anche a letto la eccita anche se mantiene un certo controllo.
“Si.” – è tutto quello che riesco a dire.
Alina si alza e apre la zip fino in fondo scoprendo il sesso perfettamente depilato.
Una sua mano scende dal seno fino alle labbra del suo sesso e comincia a masturbarsi lentamente.
Sono in estasi, vorrei liberarmi e prenderla con tutta la passione che sento dentro, ma posso solo guardarla. La vedo toccarsi, sento le gocce del suo piacere cadere sul mio petto e non posso fare nulla, se questa non è una tortura è certo qualcosa che gli si assomiglia molto.
La sento giungere all’orgasmo in silenzio e poco dopo mi porta il sesso davanti alla faccia.
Mi tiene la testa ferma verso il basso e si lascia quasi cadere contro le mie labbra aperte.
“Ora lecca schifoso.”
In realtà non posso fare altro, la sua fica è contro la mia bocca con tutto il peso del suo corpo.
La lecco con tutta la forza che ho dentro, non posso muovere la bocca, ma solo la lingua e questo mi limita, ma cerco di fare meglio che posso. In ogni caso lei ansima sopra di me incitandomi ed insultandomi senza tregua, fino a quando non decide di passare ad un nuovo gioco.
“Adesso ho voglia di cazzo.” – mi dice piena di lussuria.
Io già mi illudo di possederla, ma lei tira fuori una maschera in pelle con un grosso fallo inserito sul davanti.
“Non avrai pensato di potermi scopare, idiota.” – e mi schernisce con una grossa risata.
Mi mette la maschera stringendola al massimo, quasi soffocandomi.
Il fallo è all’altezza della bocca e riesco a respirare, e male, solo dal naso.
Quando ha finito da un colpetto sul cazzo finto.
“Dai non è il sogno di tutti voi maschietti avere due cazzi.”
Vorrei risponderle che è una gran troia, ma non riesco a parlare.
Si mette sopra la mia faccia e lentamente il fallo le entra dentro.
Come provo a muovere la testa in alto per avere un minimo di sensazione di chiavarla, mi blocca la testa con le mani.
“Eh no, tu non puoi proprio fare nulla, solo guardare.”
Prende a scoparsi il cazzo finto con sempre più foga, facendomi mancare il respiro ogni volta che le è tutto dentro. Ha un modo di fare selvaggio, quasi violento con se stessa, la sento gemere sempre più forte, ma ogni volta che sta per venire si ferma per bloccare l’orgasmo, per poi riprendere dandoci ancora più forte. Fino a che non viene con un urlo forte, quasi liberatorio e si ferma schiacciandomi con tutto il suo peso.
Cerco di muovere la testa per respirare, ma Alina è indifferente, si sta rilassando e non bada a me.
Quando finalmente si toglie riprendo un po’ di vita.
“Ora ti faccio respirare per bene.”
Con un movimento deciso toglie il fallo dalla maschera lasciando un buco proprio dalla bocca.
Non faccio quasi a tempo a godere del fatto che posso respirare bene, che lei mi richiude la bocca con la sua mettendomi la lingua dentro.
Prendiamo a slinguarci come due pazzi mentre le sue dita mi pizzicano un capezzolo sempre più forte.
“Ahi,così mi fai male.”
“Questo è niente, sentirai ora cosa faccio al tuo bel cazzo.”
La mano corre veloce sulla mazza in piena erezione, solo che non con le dita, ma solo le unghie.
Le sento scivolare su tutta l’asta, quasi graffiandomi, ma è troppo eccitante per poter protestare.
Il mio respiro si accorcia sempre di più sotto quella dolce tortura, facendo così non verrò mai e lo sa benissimo.
Prende a mordicchiarmi i capezzoli mentre continua a grattarmi il cazzo senza sosta, ormai è completamente rosso e asciutto, ed a ogni passata delle unghie gemo più forte.
Quando vedo la sua testa scivolare in basso so che non è per un pompino degno di questo nome.
Infatti apre la bocca e mi morde piano alla base della cappella, mentre le unghie ora sono sui testicoli a continuare il loro infernale lavoro.
Sento i suoi denti che scivolano sempre più in basso, stringersi contro la pelle del pene ormai diventata sensibilissima.
Va avanti così alternando i denti alle unghie, facendomi letteralmente impazzire senza che possa fare nulla. Sono in sua totale balia, qualsiasi cosa dica lei mi risponde con un sorriso maligno e continua a fare di me quello che vuole.
Quando finalmente mi stringe il cazzo con la mano e mi masturba con forza vengo subito schizzando con abbondanza sopra me stesso.
Alina comincia a prendere con le dita il mio piacere per portarmelo alla bocca e farmelo bere.
In realtà non ho più forze, ma mi sforzo di bere per paura delle conseguenze di un mio rifiuto.
Quando ha finito mi toglie le manette, liberandomi da quella che ormai era una posizione troppo scomoda e lascio cadere le braccia ai miei fianchi.
“Non penso che tu voglia continuare.” – mi chiede beffeggiandomi nell’orgoglio.
“No grazie, sono sfinito,ma come mai tutto ciò ?”
“Vedi io occupo una posizione dominante a scuola, nessuno osa contraddirmi, e quindi perché non posso avere lo stesso atteggiamento a letto ?” – in effetti il suo ragionamento non fa una piega.
“Quindi ho deciso di essere una padrona anche nel sesso, la cosa mi soddisfa molto, e vedere voi maschietti che sbavate dietro di me ridotti a carne da macello è ancora più appagante.”
“Quindi niente più rapporti diciamo tradizionali?”
“No neanche con te.”
“Almeno posso baciarti ?”
“Quello si.”
Mi alzo e la bacio dolcemente a lungo.
Questa è l’ultima volta che assaggerò quelle labbra e voglio imprimermi nel cervello quel gusto.
Dopo mi rivesto,la saluto e esco da casa sua.
Mentre torno a casa il cervello lavora senza sosta.
Ho conosciuto una donna che era chiusa nei suoi pregiudizi, le ho fatto provare il sesso vero, l’ho anche portata a letto con un’altra donna per alla fine farle scoprire la sua vera natura di dominatrice.
Non so che pensare, forse ho sbagliato tutto, ma alla fine sono sicuro di una cosa.
Ora Alina è felice, e questo mi basta.

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